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Agricoltura bio, pubblicata la relazione della Corte dei Conti UE

Fonte: Sinab
Data: 01/10/2024


In una relazione pubblicata il 23 settembre, la Corte dei Conti europea avanza dubbi sull'efficacia del sostegno dell'UE all'agricoltura biologica. Secondo la Corte, l'attuale strategia presenta carenze significative e non sono stati definiti né una visione né valori-obiettivo per il settore del bio al di là del 2030. Se da un lato, grazie ai miliardi di euro che l'UE fornisce ogni anno, si è ampliata la superficie coltivata con metodi biologici, dall'altro si è prestata troppo poca attenzione ai requisiti e alle esigenze del settore. Di conseguenza, la produzione bio rimane un mercato di nicchia ed è probabile, avvisa la Corte, che in questo ambito l'UE abbia sbagliato mira.
Nel periodo 2014-2022, per la conversione all'agricoltura biologica o il mantenimento delle relative pratiche, gli agricoltori europei hanno ricevuto circa 12 miliardi di euro di sostegno dalla Politica agricola comune (Pac) ed entro il 2027 dovrebbero percepire altri 15 miliardi di euro o quasi, secondo le previsioni. Tuttavia, la diffusione dell'agricoltura biologica varia notevolmente da uno Stato membro all'altro: si passa da meno del 5% della superficie agricola di Paesi Bassi, Polonia, Bulgaria, Irlanda e Malta a oltre il 25% in Austria.
Secondo gli auditor della Corte, è possibile che il sostegno della Pac ignori gli obiettivi ambientali e di mercato. Ad esempio, gli agricoltori possono ricevere fondi dell'UE anche se non applicano la rotazione delle colture o gli standard in materia di benessere degli animali, princìpi fondamentali dell'agricoltura biologica. Gli auditor hanno inoltre rilevato che era prassi giuridica comune autorizzare l'utilizzo di sementi non biologiche per coltivazioni bio e osservano che attualmente non vi è modo di valutare fino a che punto si siano concretizzati i presunti benefici ambientali dell'agricoltura biologica.
Il sostegno della Pac era inteso a compensare gli agricoltori per i costi aggiuntivi e il mancato guadagno dovuti al passaggio dall'agricoltura tradizionale a quella biologica. Per ricevere i fondi dell'UE, gli agricoltori bio non erano tenuti ad assicurare una produzione biologica. È anche per questo che tale produzione continua a costituire un mercato molto piccolo, che rappresenta non più del 4% dell'intero mercato degli alimenti dell'UE.
Più in generale, la Corte mette in discussione la strategia dell'UE in questo ambito. Sebbene l'attuale Piano d'azione per il settore rappresenti un miglioramento rispetto al precedente, mancano elementi chiave: non sono ancora previsti obiettivi adeguati e quantificabili per il settore biologico, né modi per misurare i progressi compiuti. La Corte evidenzia, inoltre, la mancanza di una visione strategica al di là del 2030, che apporti la stabilità e la prospettiva a lungo termine necessarie per il successo del settore.
In pratica, l'unico obiettivo (non vincolante) che l'UE ha fissato per il settore è quello di aumentare la superficie destinata all'agricoltura biologica. Tuttavia, lo sviluppo e le ambizioni di espansione dell'agricoltura bio variano notevolmente da un Paese all'altro dell'UE, tanto che l'Unione rischia di non raggiungere il valore-obiettivo del 25% fissato per il 2030. La Corte avverte che, per correggere il tiro, la diffusione dell'agricoltura biologica in Europa dovrebbe raddoppiare.
Entro la fine dell'anno, la Corte pubblicherà anche una relazione sulla politica dell'UE in materia di etichettatura degli alimenti.