Dobbiamo partire dal 1999 per iniziare a parlare di Internet of Things, espressione attribuita a Kevin Ashton del Mit (Massachussets Institute of Technology) per descrivere un sistema dove Internet viene connessa al mondo fisico tramite una rete di sensori.
Lo scopo di questo tipo di soluzioni è quello di monitorare, controllare e trasferire dati per poi svolgere azioni conseguenti. Dalle aziende alle case, fino agli oggetti connessi indossabili (i "wearable device", come gli smartwatch), sono miliardi gli oggetti oggi connessi in tutto il mondo.
I dati dell'Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano evidenziano un mercato in crescita che, nel 2017, in Italia è arrivato a toccare i 3,7 miliardi di euro (+32% rispetto al 2016). Un tasso di crescita, peraltro, che risulta allineato o superiore a quello di altri Paesi occidentali.
Il settore agroalimentare si pone come uno tra i settori in cui si sta lavorando concretamente per sfruttare le potenzialità dell'Internet of Things, a tutti i livelli della filiera: agricoltura, produzione industriale e distribuzione. Si tratta, dunque, di applicazioni che abilitano la raccolta e la comunicazione di dati al fine di garantire un maggiore controllo dei processi, con il duplice obiettivo di generare efficienza e garantire la qualità del prodotto finale.
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